RITRATTI: CINQUE POESIE DI FABIO STRINATI 

(by I.T. Kostka) Un artista poliedrico per niente scontato. Un linguaggio contemporaneo in cui possiamo ritrovare la ricerca stilistica sia nelle figure metaforiche sia nell’uso degli spazi e dei tempi. Niente tabù per la Sua travolgente e inquietante scrittura: nelle poesie di Fabio Strinati si riflette ogni dubbio, ogni dolore e malessere, ogni introspettiva riflessione dell’essere umano. L’autore, nonostante la giovane età, riesce a usare la penna in un modo molto efficace e non cede mai al vizio di “vuota e balbuziente retorica”. Ogni parola è perfettamente al posto giusto: né una di troppo né una di meno.  Oggi su “VERSO” presentatiamo un breve ritratto di questo talentuoso e promettente artista.

BIOGRAFIA
Fabio Strinati (poeta, scrittore, compositore) nasce a San Severino Marche il 19/01/1983 e vive ad Esanatoglia, un paesino della provincia di Macerata nelle Marche.

Molto importante per la sua formazione, l’incontro con il pianista Fabrizio Ottaviucci. Ottaviucci è conosciuto soprattutto per la sua attività di interprete della musica contemporanea, per le sue prestigiose e durature collaborazioni con maestri del calibro di Markus Stockhausen e Stefano Scodanibbio, per le sue interpretazioni di Scelsi, Stockhausen, Cage, Riley e molti altri ancora. Partecipa a diverse edizioni di  “Itinerari D’Ascolto”,   manifestazione di musica contemporanea organizzata da Fabrizio Ottaviucci, come interprete e compositore.
Strinati è presente in diverse riviste ed antologie letterarie. Da ricordare Il Segnale, rivista letteraria fondata a Milano dal poeta Lelio Scanavini. La rivista culturale Odissea, diretta da Angelo Gaccione, Il giornale indipendente della letteratura e della cultura nazionale ed Internazionale Contemporary Literary Horizon, la rivista di scrittura d’arte Pioggia Obliqua,  la rivista “La Presenza Di Èrato”, la revista Philos de  Literatura da Unia Latina, L’EstroVerso,  Fucine Letterarie, La Rivista Intelligente, aminAMundi, EreticaMente, Il Filorosso, Diacritica, la rivista Euterpe, Il Foglio Letterario, Versante Ripido, L’Ottavo, Nel Futuro.

Pubblicazioni:

2014  Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è il ritmo.

2015 Un’allodola ai bordi del pozzo.

2016 Dal proprio nido alla vita.

2017 Al di sopra di un uomo.

2017 Periodo di transizione.

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Alcune poesie scelte: 

HO IMPARATO

Ho imparato presto a camminare
sulla scacchiera di un’epoca
a me contraria.
Ho visto nella folta spirale
l’imbarazzo per un’avventura
chiamata vita
che ormai per dissimmetria
ho presto dimenticato.

Ho visto te come nutrice di astri,
e in me, la moltiplicazione
di speranze indomabili
come sospiro ad ogni patimento.
Ho imparato la parola, 
rarissima perla contro il pianto
e la tristezza carica d’aroma.

*

A VOLTE

A volte, mi sento come sequestrato

e a tratti, 

come ominoso trambusto
dentro questa minuscola vita di trincea

e spesso, 

sento da me un distacco
che stravolge senza freni
il difetto della macchia, di quest’ombra
spesso schiava della strada

e poi,

tutto ricomincia dietro quella porta
chiusa per errore.

*

LA MIA ANIMA

Ho il cuore che batte forte sulla gola come
col bastone si batte sulla legna;
l’ansia si rivolge a me, astuta, mi muove
come un fuscello al vento 
di maggio
come sugli alberi lasciati soli a invecchiare nel tempo,

 

mentre la mia anima è dispersa, dove?

 

Nulla è più vasto dell’infinito che varia, che sfuma,
si disorienta, mai muore, come il dissolversi di una luce chiara
tra le scurite ore,
ombre,
come del suo ago la cruna.

*

ANORESSIA

Corpo svuotato, fermo, tracciato dentro
da invisibili tremolii,

dove fradicio l’umore, scola
l’anima sul pavimento
e la disperde nel momento che si cela.

Dentro, una bufera è nella selva smagrita
e l’alba, che negli occhi recide una crepa

in un’aria che osa aprire un varco
tra le vene, gli intrecci di nebbie
assiepate come ombre in un cesto d’ombra,

la morte è sulla riva, cruda nel suo cuore
come un aquilone che persino non vola.

*

LA MACCHIA

Come si dissolvono le nostre polveri nell’incertezza
della vita, o della morte che penetra che arriva
e alimenta altra morte, che impregna
la nostra vita che finalmente, al tocco della falce si svela.

Il tempo è in movimento e lontano;
e la solitudine serpeggia senza catene di ferro
durante i nostri momenti vuoti, 
e quando un po’d’ombra arriva a noi come
una macchia di petrolio su questa lavagna di vita,
il nostro vivere diventa fievole,
la nostra anima sbiadita.

Tutti i diritti riservati all’autore.

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