Tratto dall’articolo “La poesia ironica va di fesa… di tacchino” di Roberto Marzano:
(…) Poesia e ironia. A prescindere che le due parole incontrandosi in una rima baciata che più baciata non si può, sono di per sé un fatto già abbastanza ironico, al punto che il discorso potrebbe chiudersi qui: punto. Ciò sarebbe di sicuro irriverente, forse poco poetico, ma indubbiamente beffardo, perché ironia è anche sorpresa e lo spiazzamento un ingrediente basilare per condurre l’incauto lettore in meandri imprevisti, quasi metafisici, dove ci si fa allegramente un baffo di stereotipi e luoghi comuni. E allora, una melanzana trova voce per dichiarare il proprio amore al cuoco che la riduce in cubetti (…):
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LA MELANZANA INNAMORATA
Prendimi, strizzami,
scompigliami il peduncolo
vìola il mio corpo viòla
col tuo pugnale adunco
affettami, trafiggimi
intrugliami con l’aglio
riducimi in cubetti, confondimi il cervello
e, dopo, aspergimi
di sale, di prezzemolo
spadellami nell’olio
sfrigolerò d’amore
io, solanacea timida
dei tuoi occhi cotta
oserei dir… son fritta!
se non fosse che per te
io me ne muoio…
Roberto Marzano
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